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Archivio per Giugno 2008

lo sguardo proibito nella camera

25 Giugno 2008 7 commenti

Lo sguardo in camera (da presa) è un assoluto tabù del cinema. Lo sguardo in camera (da letto) un must della pornografia.
Chi violi con intelligenza queste due leggi fa la differenza. Perché? E quale meccanismo destabilizzante si cela in questa perversione?
Prendiamo Kubrick, che più di altri conosceva il potere dello sguardo; Full Metal Jacket, seconda parte, Vietnam, una troupe di giornalisti gira un documentario sulla guerra in corso. I soldati colpiti dall’obiettivo come fosse un proiettile esploso da un AK47 puntato su di loro, salutano, imbambolati, partecipano al film, come gli idioti piazzati dietro al giornalista in diretta, creano diversi piani di realtà, vengono fagocitati dall’occhio cinematografico come soldati e sputati come attori nella surrealtà del conflitto. "Are you John Wayne? This is me". Il regista di guerra dice loro di NON guardare nella camera ma proseguire come se essa non esistesse. Ma è praticamente impossibile essere se stessi con un’arma puntata contro.
Spesso si ha la sensazione di essere osservati, percepiamo lo sguardo altrui e d’un tratto ci giriamo e incrociamo lo sguardo che ci faceva avvertire una strana sensazione (Merleau-Ponty conosceva alla perfezione questa dinamica). In qualche modo si è sempre visti ancora prima di essere vedenti. Ma questo non deve accadere nel cinema, non può essere svelato.

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il gioco dell’estate

19 Giugno 2008 4 commenti

In una delle conferenze più belle cui abbia assistito in tutta la mia inutile vita fui illuminato da una frase in grado di fornirmi la chiave interpretativa per distinguere lotta politica giusta da lotta politica non-giusta: Pietro Ingrao parlava del comunismo come "diritto all’ozio". Lo trovai rivoluzionario, anche se il ministro Brunetta (il più apprezzato dal popolo-bue, tanto per dire il livello di populismo cui siamo giunti) non sarebbe altrettanto d’accordo.
Capisco solo ora quanto avesse ragione il compagno Ingrao; i preti della mia infanzia si raccomandavano di non cedere mai, nelle pause estive, all’ozio. Non capivo il perché, ma quando mi guardai le mani a fine estate, alle medie, tutto fu chiaro. L’ozio spinge a pensieri impuri. E, per chiudere il mio sillogismo, il comunismo conduce a pensieri impuri. I preti sono anticomunisti e assolutamente antiporno, a meno che non ci siano minori di mezzo.
Ora che l’anticiclone delle Azzorre porta la stabilità dell’alta pressione suggerisco delle oziose attività da svolgersi durante la canicola estiva. Se proprio non si possiede un’innata vena artistica e la dovuta capacità tecnica, defacciare immagini hard potrebbe non rivelarsi semplicissimo. Suggerisco quindi la strada più oziosa e divertente: costruirsi un bel paio di occhialini 3d, quelli che hanno fatto sognare generazioni di cinefili-ludici, e passare in rassegna immagini stereoscopiche (qui e qui). I più tecnoentusiasti possono anche creare immagini in proprio con una macchina digitale… i più pigri invece non devono nemmeno costruire gli occhialini, per loro
c’è la stereoscopia oziosa

–> charles mons

–> swell 3D

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il ballo della censura

12 Giugno 2008 Commenti chiusi

la canzone è di David Byrne e Dizzy Rascal 

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ermeneutica della secrezione

6 Giugno 2008 2 commenti

Secernere, secrezioni. Cose che vanno tenute segrete, secrete. Solitamente, nell’abisso dell’a-politica in cui stiamo precipitando, non c’è nulla di più politico del mostrare ciò che per qualche motivo viene tenuto nascosto. Disvelare il secreto. Sicuramente era questo l’intento di Diogene, filosofo masturbatore, che pubblicamente disperdeva il suo seme amando se stesso. Si è già fatto riferimento all’onanismo del Cinico come atto politico e si farà, forse in futuro, riferimento alla portata politica del mostro (e quasi sempre i mostri secernono). Un trait d’union che lega il secernere con il mostrare: la politica.
Non c’è secrezione che non vada secretata, e non c’è mostro che, per esser tale, non vada mostrato. Se la giustificazione trova solido terreno nelle molteplici questioni sanitarie, il mostrarlo mediaticamente si tramuta piuttosto in provocazione, perversione, arte. Che poi sono la stessa cosa agli occhi del moralista.
Educati allo schifo della secrezione (in quanto generalmente associata alla dimensione escrementizia di tutto ciò che viene rigettato dalla forma di vita – sempre da cernere, separare) si viene sovente colpiti da tutto ciò che richiama fluidi organici. La nascita del disgusto. Eppure i bambini, quelli non educati al tabù, giocano allegramente con tutto ciò che è secrezione come fossero scarabei stercolai. Poi interviene il dito ammonitore a distinguere il fasto dal nefasto e l’etica detta l’estetica.

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