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ermeneutica della secrezione

6 Giugno 2008

Secernere, secrezioni. Cose che vanno tenute segrete, secrete. Solitamente, nell’abisso dell’a-politica in cui stiamo precipitando, non c’è nulla di più politico del mostrare ciò che per qualche motivo viene tenuto nascosto. Disvelare il secreto. Sicuramente era questo l’intento di Diogene, filosofo masturbatore, che pubblicamente disperdeva il suo seme amando se stesso. Si è già fatto riferimento all’onanismo del Cinico come atto politico e si farà, forse in futuro, riferimento alla portata politica del mostro (e quasi sempre i mostri secernono). Un trait d’union che lega il secernere con il mostrare: la politica.
Non c’è secrezione che non vada secretata, e non c’è mostro che, per esser tale, non vada mostrato. Se la giustificazione trova solido terreno nelle molteplici questioni sanitarie, il mostrarlo mediaticamente si tramuta piuttosto in provocazione, perversione, arte. Che poi sono la stessa cosa agli occhi del moralista.
Educati allo schifo della secrezione (in quanto generalmente associata alla dimensione escrementizia di tutto ciò che viene rigettato dalla forma di vita – sempre da cernere, separare) si viene sovente colpiti da tutto ciò che richiama fluidi organici. La nascita del disgusto. Eppure i bambini, quelli non educati al tabù, giocano allegramente con tutto ciò che è secrezione come fossero scarabei stercolai. Poi interviene il dito ammonitore a distinguere il fasto dal nefasto e l’etica detta l’estetica.

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  1. Maya
    19 Giugno 2008 a 15:54 | #1

    “Degli uomini m’interessano le mucose ed i fluidi corporei” con questa icastica frase si è espressa Melissa P. in una intervista. Non sempre la provocazione è arte.

  2. fastidio
    19 Giugno 2008 a 16:14 | #2

    Melissa P. è una poveretta, secondo il mio modesto parere; quello che nel mondo del rock verrebbe definito come ‘poser

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