dirty lovers

11 Gennaio 2008 Commenti chiusi

Sicuramente i giovanissimi ignorano la portata rivoluzionaria che rappresentò la Polaroid nella produzione di porno amatoriale. Le foto si autosviluppavano senza l’intermedizione pruriginosa dello stampatore di fiducia che ne avrebbe certamente fatto una copia per le serate solitarie.
Le riviste dedicate agli annunci pullulavano di polaroid casalinghe che testimoniavano la fisicità dell’inserzionista. Era un altro mondo, fatto di bricoleurs e colori pastello sbiaditi, oggigiorno riportati in auge da macchinette di tendenza come la lomo o la holga. I giovani degli anni ’70-’80 rimangono ancora estasiati da quelle vecchie brutte foto.

Segnalo con piacere dirty.lovers.org(asm) che, tra le varie, raccoglie anche una simpatica sezione "The very anal years 1992-1998" e l’intramontabile dirty found.

l’origine del mondo

7 Gennaio 2008 4 commenti

"Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele" Isaia 7,14
Nella traduzione greca della Bibbia, la versione dei Settanta, il termine ebraico almah (che significa "giovane donna") fu tradotto con il greco παρθενος (parthenos) ovvero "vergine"; in ebraico però vergine si direbbe bethulah… e tradurre è sempre tradire.
Sembrerebbe dunque difficile nascere da donna vergine, anche secondo la Bibbia, almeno nella sua stesura originale. Ma divinizzare Maria (giovane donna, probabilmente vittima di violenze, sicuramente di gravidanza indesiderata) era un modo come un altro per incorporare nel cristianesimo divinità femminili che altrimenti sarebbero rimaste in mano ai pagani.
Fedeli a Guenòn, da ovest ad est il bagaglio simbolico-tradizionale rimane pressoché immutato e la vagina resta sempre fonte di vita(lità), uno squarcio di vita sul mondo.

Per approfondire

       

thx a PonyXpress

Piacere Dolore Potere

18 Dicembre 2007 39 commenti

Il libro, di Jean-Manuel Traimond, Eleuthera, mi è stato regalato. Lo ammetto, ho sempre dei pregiudizi nei confronti di libri con copertine fetish/glam/sm. L’ho visto, me ne hanno parlato bene, ma non l’ho mai preso. Sbagliavo. Ne vale la pena.
E’ un testo ben scritto, veloce, scorrevole, non cade nelle banalità eziologiche di quasi tutti gli altri testi a tema, non fa, ad esempio, tutto il giro dal marchese de Sade passando dal compagno di merende Sacher-Masoch e, soprattutto, affronta il tema del sadomasochismo-organizzato dal punto di vista libertario.
E’ un pamphlet utile ad intaccare il nodo della violenza, violenza contrattata e del potere organizzato (aggettivo ricorrente) che negli ambienti della sinistra (radicale e non) è ancora considerato tabù, facendo dei centri sociali in genere, dei monasteri per alternativ* e reiett* vari.
Jean-Manuel Traimond, anarchico francese che ha passato alcuni anni della sua vita a Christiania, ha una semplice e assai condivisibile tesi: un potere contrattato e organizzato, con tutti i rapporti interpersonali che ne possono conseguire, è qualcosa di assolutamente liberatorio rispetto alla costrizione di un potere sociale non organizzato dal basso e non da tutt* condiviso. "L’azione concertata, negoziata, simmetricamente soddisfacente piuttosto che lo sfruttamento asimmetrico e subìto" (p.15). Organizzare il rapporto sadico-masochista all’interno di una scena concordata (nel senso teatrale del termine) è esercitare una forma di potere biunivoca e da entrambe le parti riconosciuta e richiesta, in qualche modo un superamento del potere stesso. Era un po’ il senso del silenzioso post precedente, fatto provocatoriamente nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Nulla di tutto questo accade nella società del capitalismo avanzato che anzi ingloba (si direbbe sussume, se non si rischiasse l’accusa di intellettualismo) la violenza in forme traumatiche per gli individui. I sadici e i masochisti, nel senso più negativo della comune accezione, sono i militari, le polizie, i governanti, i capi. Per loro c’è sempre uno spazio d’esercizio ben retribuito, e chi ne fa le spese diventa puramente vittima. "Il rifiuto di far uscire il sadomasochismo dalla clandestinità continuerà ad infoltire i ranghi di militari, poliziotti, carcerieri e via dicendo" (p.162). Liberarsi significa svincolare, prendere coscienza del proprio ruolo all’interno dello scambio di potere e crearne una scena concordata e cosciente in cui Padrone e servo scelgano liberamente la propria posizione.
In Piacere Dolore Potere ci sono interessanti e importanti digressioni sulla fisiologia del dolore con i giusti riferimenti a Damasio e Dennett, autori conosciuti nel campo delle scienze cognitive. Il libro si dilunga un po’ eccessivamente sulle modalità dell’organizzazione delle scene sm, e va bene, è utile alla comprensione, ma lo fa a scapito della analisi del sadomasochismo sociale; sicuramente la parte più interessante. L’autore inciampa sul dettaglio e i motivi del sadomasochismo nipponico (che non può essere considerato nell’orbita occidentale) e spende troppo poche parole sulle forme di sadomasochismo tribale, sull’autolesionismo e su quella stupenda patologia di massa che affligge il popolo ebraico (unico, tra i popoli, eletto di fronte a dio e perseguitato dall’uomo). Jean-Manuel Traimond regala però un bellissimo capitolo sulla religione ("L’Antico Testamento rappresenta il sadismo di Dio contro il masochismo dell’uomo, il Nuovo Testamento il sadismo dell’uomo contro il masochismo di Dio!" p.150), che adeguatamente ampliato varrebbe una ricerca a parte, con citazioni di questo tenore, parla Marguerite-Marie Alacocque, iniziatrice della venerazione del Sacro Cuore:


Ero così delicata che la minima sporcizia mi faceva battere il cuore. [Gesù] mi riprese così fortemente su questo punto che una volta, volendo pulire il vomito di una malata, non potei trattenermi dal farlo con la lingua. Gesù mi fece provare tante delizie in questa azione che avrei voluto avere l’occasione di farne di simili tutti i giorni. Per ricompensarmi, la notte seguente mi tenne due o tre ore con la bocca incollata sul suo Sacro Cuore.*


* originariamente citato in Jean-Noel Vuarnet, Extases fèminines, Hatier, Paris, 1991

sospensioni

22 Novembre 2007 4 commenti

sospendo i post per un mesetto


TheTrainingOfO

Categorie:porn liberation front Tag:

macroginofilia

19 Novembre 2007 10 commenti

“Al tempo che la Natura nella sua possente energia,
concepiva ogni giorno figli mostruosi,
avrei voluto vivere vicino a una giovane gigantessa,
come un gatto voluttuoso s’accuccia ai piedi d’una regina.

Avrei voluto contemplare il suo corpo fiorire con la sua anima
e crescere liberamente in terribili giochi;
indovinare, dalle umide brume che fluttuano nei suoi occhi,
se il suo cuore covi un’oscura fiamma;

percorrere, a volontà, le sue magnifiche forme;
arrampicarmi sul pendìo delle sue ginocchia enormi,
e qualche volta, l’estate, quando soli malsani

la fanno, stanca, distendersi attraverso la campagna,
dormire buttato all’ombra dei suoi seni,
come un quieto casolare all’ombra d’una montagna.”

Baudelaire, La Gigantessa, in I Fiori del Male
Ebbene sì, Baudelaire e il buon René Magritte (vedere la tela “la gigantessa” in basso) erano preda di MACROGINOFILIA.

Prosegui la lettura…

Categorie:feticismi Tag: ,

pornscapes

9 Novembre 2007 3 commenti

Estrarre arte da scatti amatoriali, ricombinarla in innocenti parallelismi e prospettive in cui siamo intrappolat* ogni giorno.
Complimenti a Pierre Radisic

 

  Prosegui la lettura…

Categorie:parallelismi Tag:

90° anniversario della rivoluzione russa

7 Novembre 2007 4 commenti
luba
 

questione di pelo

31 Ottobre 2007 35 commenti

scrive Cesare nel De Bello Gallico (Libro V, XIV)
"Tutti i Britanni, poi, si tingono col guado, che produce un colore turchino, e perciò in battaglia il loro aspetto è ancor più terrificante; portano i capelli lunghi e si radono in ogni parte del corpo, a eccezione della testa e del labbro superiore".
 

Guardavo questo sito artisticamente molto interessante quando mi sono guardato nelle mutande e ho iniziato a riflettere: sono forse un fashion victim? Radersi i genitali è alla moda o è piuttosto, come credo, una questione di civiltà? La storia passata è piena di simpatici aneddoti sulla rasatura pubica a testimoniare che non è un fenomeno sociale recente. Certo, avere la figa in ordine oggi giorno è un concetto di pura estetica modaiola antipelo. Il mio compito sociale è quello invece di diffondere il verbo etico, quello che parte dall’estetica e diventa stile di vita. Radersi il pube è anzitutto, in ambito sessuale, segno di rispetto, per chi te la lecca come il fido lessie o ti sugge con ingordigia il pene. Insomma, massimo rispetto per la categoria degli orsi, ma avere peli pubici fra i denti non fa mai piacere. Il rapporto orale, e non solo, è bello se immerso in una sana umidità, il pelo pubico invece fa poltiglia, si inzuppa di umori, vero e proprio cespuglio. Alla stagnazione umorale è sempre da preferire la fluidità dei liquidi che scivolano e invadono altri pertugi, cadono a terra, creano macchie, lasciano tracce.
Rifiuterei quindi la critica alla rasatura totale del pube come un "anti-aesthetic commentary on the modern pre-pubescent body standard". Il corpo prepubescente comunque è bello, e occorre iniziare ad abbandonare l’isteria da allarme pedofilo appena un corpo è esteticamente assimilabile all’età adolescenziale. Le donne che dipinge Rubens hanno forse peli? Le statue greche e romane hanno pelo? Lo standard estetico moderno non è quindi pre-pubescente, è TORNATO pre-pubescente, e grazie anche alla caccia alle streghe scatenatasi nelle ultimi decadi.
Radersi è prima di tutto un’esperienza autoerotica. Assoluta. E fa parte di un percorso di cura del Sè. Ha sicuramente un lato (storicamente avvallato) pragmatico legato alla pulizia, alla comodità nei rapporti sessuali e, come mi ricordava l’amica FikaSicula, è comodo in occasione dell’introduzione degli assorbenti interni che tendono a tirare i peli circostanti.
In campo religioso il pelo è da sempre segno di distinzione (il Profeta raccomandava di tenere la barba per distinguersi dagli idolatri!), nella sua assenza totale (buddisti – come rinuncia al desiderio estetico) o parziale (tonsura cristiana – come simbolo della porta/occhio divino) o nella sua abbondanza (cristiani ortodossi, indù, musulmani, hassidim e sikh). Pochi forse sapranno che nella ritualità del viaggio alla Mecca, uno dei cinque pilastri dell’Islam, radersi il pube è un precetto comportamentale (sunnah) che fa parte del ghusl, l’abluzione.

L’establishment ha trasformato la depilazione in moda, in fatto estetico svincolato dalla dimensione etica (e c’è sicuramente di mezzo l’industria del belletto che vende e stravende prodotti per la rasatura e rasoi sempre più intelligenti), creando una tassonomia di tipologie di tagli pubici ("a triangolo", "brasiliano", "striscia", "Mohawk", "alla Hitler" [sic!]).
La depilazione ha una sua storia ciclica di apparizione e sparizione, ha seguito periodi di splendore e periodi di oscurità pubica. Se, come pare, le giovani romane si toglievano i peli al loro primo apparire usando la volsella o creme depilatorie (philotrum), si arrivò addirittura alla messa al bando della depilazione per ordine di Caterina de’ Medici e più tardi della regina Vittoria. E se ad esempio negli anni ’60 del ‘900 era tornata in auge la rasatura perfetta, nella decade successiva la crescita libertaria del pelo la farà da padrona. Ed è solo una questione di gusti. Il pelo pubico è come il coccige e l’appendice, un residuo evolutivo, utile solamente, a quanto pare, a trattenere e diffondere gli odori sessuali… ma a poco serve visto che avvicinare il naso al pube altrui è considerato molestia.

 

–> gallerie con pelo

–> gallerie senza pelo 

Prosegui la lettura…

Categorie:feticismi Tag:

robo fetish

17 Ottobre 2007 1 commento

Le persone sagge fuggono l'umano, anche nel sesso. Il grande Emile Cioran, che tesseva l'elogio del mondo minerale e del suo silenzio, sarebbe d'accordo con questo assunto. Di dildonica si è già parlato, toccando però solo tangenzialmente il porno robotico di cui le fucking machines sono solo una pallida metafora nata forse per eludere l'illegalità della vendita di vibratori elettrici in diversi paesi degli Stati Uniti.

robo analFuggire l'umano significa cercare la copula altrove, nell'assolutamente artificiale. La propria mano, pur con guanti in lattice, sarabbe ancora troppo umana e infilare i genitali nel pastamatik non è sempre consigliato. Certo, il robot è prodotto umano, ma a sua volta concepito nell'immaginario come superamento stesso dell'umano. Ubermensch, il robot dovrà riprodursi da sè, questo nel sogno fantastico dei tecno-robo-entusiasti. Si libererà dal lavoro e dal servilismo (dal "robota" che lo ha definito e per cui è stato plasmato) e svilupperà proprie forme riproduttive ed emozionali; blade runner in questo è paradigmatico e non nasconde l'emergenza della dimensione sessuale degli organismi a base di silicio e carbonio. Nel frattempo, ci piace pensare il robot come schiavo sessuale – "I am your automatic lover" diceva lo scatolotto umanoide a Dee D. Jackson ancora nel '78 – ci piace immaginarlo come l'unico partner appagante e ossequioso (attenzione: sfugge al rapporto sado-masochistico perchè è sempre obbediente, non necessita punizione e quindi non legittima il padronato), come nel video Metal Finger in my Body degli Add N to (X).

Il robo-feticismo, che più che feticismo in senso freudiano va considerato come parafilia, ha certamente a che fare con l'agalmatofilia, ma solo in minima parte. E' bene chiarire. Forse gioca questo ruolo soprattutto se vissuto dal lato maschile della barricata pubica e quindi più orientato al momento reificante del rapporto con l'oggetto – per l'appunto – sessuale. Ecco dunque fantasie sessuali dirette alla "cosa" sessuale in cui l'importante è il fatto che sia inanimata (inumidita ma inanimata) o comunque dotata di interruttore che possa essere spento a piacimento, spento al calare dell'erezione, o riposto nell'armadio. Di qui il florilegio di real dolls sempre più real ma rigorosamente senz'anima, di real women sempre più dolls (ma questo va bene) e di electric barbarella varie, con tasto ON/OFF nella schiena per il Plug&Play.
La donna invece si figura il robofeticismo come passione sessuale maggiormente imperniata attorno ad un uso variegato e reiterato e ad un servilismo (dal lato robotico) continuo… una fornifilia d'ammore, un vero e proprio maggiordomo da trombare a necessità, al premere del tasto rosso: quello con scritto FUCK. Si potrebbe quasi tentare un parallelismo etimologico di questo tipo: il robot è per il maschio un dispositivo, qualcosa atto a disporsi e quindi a disposizione, il robot nell'accezione feticistica femminile invece si avvicina di più ad uno strumento, a un qualcosa da istruire (latino instruere), a cui insegnare di volta in volta ciò che deve fare e quindi solo nella peculiarità sessuale è disposto ad essere dispositivo. ON/OFF. L'uomo cerca un dispositivo, è infatti attratto dalle donne disposte e che si dispongono, la donna necessita strumenti per conseguire uno scopo. Comunque: ON/OFF.

 

–> robo erotica

–> porno-robotica 

–> elenco storico delle sex-dolls 

–> kamasutra cyborg  

Categorie:feticismi, geek stuff Tag:

rossetto e cioccolato

12 Ottobre 2007 9 commenti

La colonna sonora di questo post culinario: ornella vanoni, lo so, già questo è hardcore puro.
Ora lo scopo del post, vero esperimento sociologico: il dott. fastidio propone delle reazioni ad un particolare video che si chiama "two girls, one cup": uno, due, tre, quattro, cinque
poi, chi vuole, mette a prova la propria deviazione con il video stesso. Si può anche scaricare da qua nel caso il server fosse lento. Buona visione 

 la galleria completa

Prosegui la lettura…

Categorie:feticismi Tag: