da Abramo al bukkake
A volte i post non arrivano semplicemente perché si è presi dal lavoro. Altre volte volte è meglio tacere e non postare nulla, limitando l’entropia dei database di noblogs, già messi a dura prova in questi giorni. Oggi però sono in vena di esternare banali considerazioni. E fare dell’autobiografismo spicciolo dimostrando che i blog fanno davvero cagare e che basta mettere un titolo che tira perchè tutti ci clicchino.
Visto che fin dalla mia più tenera età l’onnipresenza dei tabù sessuali mi spingeva ad occuparmi di qualsiasi cosa trattasse dell’argomento fica, sono sempre stato attratto anche dai nomi che gravitano attorno al sistema sesso.
Uno tra tutti: labbra, della vagina ovviamente. Cioè, se non avessero un rapporto diretto con le altre labbra, quelle della bocca, perché chiamarle così – si chiedeva il bambino fastidio – ? E ho quindi iniziato a suggere e leccare passere (saltuariamente peraltro – senza falsa modestia) delle malcapitate che si prestavano al cunnilincto, folgorato ormai dalla assoluta chiarezza del concetto di “rapporto orale”; che, almeno dal lato maschile (o saffico per par condicio) è l’esatto incontro tra due bocche, con le loro labbra, gli umori secreti, i suoni, gli odori.
Si unisce a questo quella dimensione fantasmatico-voyeuristica che spinge ogni raggazzino sano al desiderio di possedere quei magici occhialini a raggi X (pubblicizzati in ogni rivista nel ventennio ’70-’80) che avrebbero finalmente permesso di vedere sotto quegli ignobili vestiti anni ’80 e di associare finalmente un viso ad una vagina dando così credito alle più moderne teorie della fisiognomica machista di cui mi sento nobile esponente… perchè in fondo ogni cazzo assomiglia al suo portatore e non vedo perché le vagine non debbano avere una loro personalità, oltreché un’intimità, (e non parlo delle tette perché dovrebbero aumentarmi lo spazio su disco per starci dentro!) esattamente come ogni cane assomiglia al suo padrone. Ecco il perchè delle immagini di questo post, oltre il fatto che coltivo un’insana passione per i parallelismi, i paralogismi e i paralipomeni.
Di figa se ne vede fin troppa su internet, tanto che quasi quasi (QUASI!) perde di senso (qualità-quantità-qualità… quelle cose lì che si imparano alla scuola hegelo-marxista); ecco perchè volevo contestualizzarla assieme alla sua controparte linguistica in un rapporto che più che sessuale è sintattico. LABIA sia, dunque. Le femministe non me ne vogliano, si tratta solo di un “sapere situato” di un maschio occidentale eterosessuale, giusto per tirare in ballo Donna Haraway, un esercizio di amore e devozione per la fisicità femminile.
Disclaimer: non voglio che qui si tiri in ballo quel libro di merda che va sotto il titolo “i monologhi della vagina”, quindi astenersi dal benché minimo accenno nei commenti, grazie.
Si parli piuttosto di qualcosa di più raffinato ed esoterico: la Kabbalah (srotolata con le dovute pinze visto che non ne sono attento studioso). Nel misticismo ebraico, con particolare riferimento all’albero della vita – già presente nel giardino dell’Eden, cfr. Genesi 2:6 è lo stesso albero da cui dondola l’Appeso, il XII arcano maggiore dei Tarocchi – si delinea una fondamentale differenza con il cristianesmo che vede in ogni secrezione l’emanazione negativa di una marcescenza interiore segno evidente e marchiante del peccato cui deve far capo una meticolosa purificazione. Devo l’imput-pluto-giudaico-massonico alla seguente frase, buttata lì, da Zizek in un suo libro:
Se nel cristianesimo lo sperma non indirizzato all’ovulo con buona mira riproduttiva, imbratta e rende impuro ogni elemento (e tralasciamo le mestruazioni!), nella kabbalah è decritta la cena sacra, in cui ci si delizia delle essenze fluide del maschio e della femmina; mischiandole si ottiene un elisir che conferisce una magica potenza a chi vi intinga le labbra (!) ed è la pietra angolare della saggezza. Le liquide emanazioni femminili sono chiamate Kala. In sanscrito significa stella e anche profumo. Il kala varia durante i 28 giorni di ciclo lunar-mestruale e contribuisce (tanto quanto le variazioni del fluido maschile) a mutare il sapore dell’elisir, che raggiunge il massimo della sua efficacia quando il suo gusto si avvicina a quello del miglior miele. Si dice essere l’equivalente umano più vicino alle emanazioni che passano da un’entità (Sefirot) all’altra dell’albero della vita durante il suo processo creativo. Questo ha una particolare rilevanza considerando il quattordicesimo ramo dell’albero; esso unisce Chokhmah (la Sapienza) e Binah (l’Intelligenza), l’asse principale su cui si regge l’universo (si veda l’immagine per capire).
Nel bel film La commedia di dio di João César Monteiro, il gelataio “impreziosisce” il suo gelato mettendo a bagno delle giovani fanciulle nel latte assieme ai loro umori.
Quindi di “Abramo” se n’è parlato… ora tocca al bukkake.
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