distaccamento
La giustapposizione di estasi e razionalità si traduce nel distaccamento… e si sappia che scrivo questo post solo per togliermi lo sfizio di iniziare una frase con la pomposa parola "giustapposizione". Ho realizzato un sogno linguistico. Grazie.
Il distaccamento (uso distaccamento per tradurre fedelmente detachment) è lo sguardo perso di un* slave che ha subito mezz’ora di fistfucking. Non può essere altrimenti. Lo stesso sguardo non si rileva sul volto di un monaco zen in meditazione. Non è lo stesso distacco, è diverso. Il distaccamento spirituale è sopravvalutato, è noioso, è facile. Puzza di menefreghismo ed esclusione. Esclude la materialità, i legami, le sensazioni, la fisicità in senso generale. Si eleva dimenticando come sia bassa la terra, per citare mio nonno (terza elementare, mente eccelsa); mentre bisogna sempre rimanere fedeli alla terra.
Il distaccamento di cui parlo è la ragione che interviene immediatamente dopo il momento estatico, ha il sapore hegeliano del "superamento", non dimentica nulla, trasforma, trattiene, porta con sè. Ricorda. E’ il rapimento. E’ il perdersi nella città di cui parlava Benjamin, il non ritrovare coordinate note mantenedosi però sempre all’interno di un sistema materiale. Si sa da dove si è partiti, si sa dove si è, si ignora come ci si è arrivati.
Il distaccamento è una sospensione razionale dell’estasi, trattiene il sospiro dell’anima razionale: è l’asphyxophilia del sistema dopaminergico mesolimbico. Ok, ho esagerato. E’ estraniamento. Presto o tardi tornerà all’unico godimento mistico, quello della carne. Presto o tardi riaprirà la diga che trattiene la dopamina e si tornerà ad essere marionette in preda ai meccanismi biochimici. Ma prima del crollo gli occhi sono sbarrati e il cervello si dedica ad altro nel superamento temporaneo delle fatiche, della gravità e degli attriti del corpo.
Saranno pure “puttanate filosofico sessuali”, ma Klem l’ha letto con interesse questo breve post.
Mi è piaciuto.
Io però associo il distaccamento proprio al momento estatico…quello che interviene immediatamente dopo lo percepisco già irrigimentato all’interno della propria razionalità e della propria corporeità.
Intendo una parentesi momentanea dal mio flusso inesauribile e continuo (uno stream of consciousness alla Joyce) di pensieri, proiezioni, desideri, ragionamenti, sensazioni corporee e mentali. Un momento di black out, di perdità dei paradigmi mentali.
Che raggiungo in un solo, unico e breve (purtroppo)attimo: l’orgasmo. L’estasi appunto.
Purtroppo nessuno e/o nessuna cosa mi ha ancora rapito ed accompagnato in quel -non luogo, senza tempo- della “sospensione razionale dell’estasi, dove si trattiene il sospiro dell’anima razionale”.
Suona bene…o forse invece stavolta non ho capito un cazzo di quello che volevi dire.
Replico con più stile e competenza quando ti occupi solo di puro sesso 😉
volevo scrivere qualcosa di filosoficamente rilevante ma a leggere questa cosa invece mi è venuto in mente l’unico vero stato di derealizzazione che io abbia mai vissto e forse non era irrealtà ma iperrealtà e a pensarci om’era brutto preferisco essere schiava del fistfucking (questo commento è dedicato anche a dilaudid che non sento da un po’)
Mah, non so. Cioè… a parte lo slave, che uno per il fist non ha mica per forza da essere slave, e azzerando il filosoficamente rilevante (io mi occupo di filosofia ai caselli autostradali e al frigorifero), durante la mia prima e finora unica mezz’ora di fisting non dimenticavo nulla e trattenevo etc… cioè non c’era una ragione lì a predare il puntuale e atteso momento estatico dopo il quale intervenire. La razionalità è pienamente operante per tutto il periodo in questione. Ed è nell’insolita e imbarazzante posizione di operare senza un oggetto altro-da-sé nel quale il soggetto ragionante ha occasione di concentrarsi ovvero alienarsi (come l’erudito e il monaco zen, mi pare). Quindi, a parte questa cosa del momento estatico, direi che il resto torna tutto.
Ti riciclerò per spiegarmi se/quando mi chiederanno.