vogliamo i colonnelli
Passando dal Nicaragua al Costa Rica si ha la netta impressione di passare da un paese che fatica ad arrivare a fine settimana ad una sorta di isola svizzero-statunitense. Il Costa Rica è un paese di bengodi tutto suv e fastfood. La gente, certo tra mille contraddizioni (anche lì esiste la povertà), se la passa meglio che altrove. E il motivo è uno solo: è l’unico paese del continente americano ad aver rinunciato, ormai da mezzo secolo, all’esercito. E quello che per tutti i paesi è un pozzo nero di investimenti è stato canalizzato altrove con due enormi vantaggi: la stabilità politica (non essendoci militari sono improbabili i colpi di stato) e una maggiore redistribuzione delle entrate.
Non occorre essere genii dell’economia politica per capire questi banali meccanismi. Una maggiore ricchezza e tranquillità sociale equivale ad una diminuzione della delinquenza.
In Italia, vera repubblica delle banane, funziona tutto al contrario e secondo modello statunitense, imposto assieme al piano Marshall. Nessuna garanzia sociale, aumento della criminalità nelle fasce più indigenti, aumento della repressione, necessità di forze di polizia ed esercito.
Riassunto in due termini: POLITICA SECURITARIA, ovvero induzione di un senso di insicurezza sociale da addebitarsi a chi non appartenga alla classe medio e medio-alta. La realtà, dati alla mano, è che è più probabile morire sul luogo di lavoro che non per strada, ma non è quello che si vuole trasmettere. Ora, sono pochi ormai a stupirsi e questo è indice di quanto ci abbiano lobotomizzati, ma fino a qualche decennio fa qualcuno avrebbe urlato al “colpo di stato” trovandosi l’esercito per strada. Personalmente mi pare che sia tutto secondo gli schemi eversivi della P2, mancano i carriarmati, ma sono certo che prima o poi faranno in modo che si senta la necessità dei cingolati a pattugliare le strade dopo il crepuscolo.
I remissivi ad accettare le divise tra le vie cittadine vengono bombardati massivamente con immagini da regime di teneri soldati in giovane età, poliziotti di quartiere che danno indicazioni stradali, e le belle soldatesse nostrane. E’ così. Le missioni all’estero sono sempre missioni “umanitarie”, anche quando si spara e si stupra in nome della “democrazia”, e tra qualche tempo sarà come in Palestina, dove l’esercito sionista è da anni un esercito di occupazione; ma glamour, si punta a renderlo gradevole, accettato, bello. Perchè bello, nella società occidentale trionfo del platonismo giudaico-cristiano, equivale a buono. E quindi si punta sull’aspetto disarmato del soldato, le soldatesse veline di Rachel Papo sono delle lolita supersexy dai lesboammiccamenti. Molto fighe, sempre con un dito sul grilletto (quello dell’M-16 però), pronte ad uccidere con mandato di stato.
–> film consigliato: arrivano i colonnelli
–> le foto sono di Rachel Papo
ottimo post, ottima segnalazione.
con lo slittamento verso l’apocalisse dell’antagonismno sociale, con il riformismo decennale dell’antimilitarismo verso forme sempre più inutili di pacifismo da boyscout, ecco ricomparire i soldatini nelle strade: plauditi, improvvisamente necessari. le prove generali per quando ci sarà bisogno di usarli davvero.
“vogliamo i colonnelli” è un film che tutti i “senzapiùsperanza” italioni dovrebbero guardare almeno una volta. la storia, sta per ripetersi… e che storia!