ardesia

27 Ottobre 2011

Ho trascorso una vita nella più piena improduttività ed inutilità… parlo di considerazioni inutili, studi senza scopo, domande senza risposta. Una giornata per me è produttiva solo quando imparo una parola nuova, come ieri; ho imparato “cerniera anuba”. Questa mattina, di contro, l’ho trascorsa passando in rassegna, in rigoroso ordine cronologico dal 1979 al 2011 tutte le versioni di One way or another dei Blondie (nonna Blondie ovvero Deborah Ann Harry che vede nel 2010 l’anno del Ridicolo e nel 2011 l’anno della tassidermizzazione definitiva). Ho solo capito che si sta trasformando nella sosia sfatta di Hillary Clinton (alla faccia di Die young stay pretty), che non ha mai saputo cantare, non ha voce, è sempre stata impacciata davanti al pubblico epperò con la vecchiaia le sono minimamente cresciute le tette, complice la gravità e il metabolismo rallentato. Ho scoperto anche la composizione del bizzarro pubblico barnum che si porta appresso: un esercito di marinaretti e milf a cui andrebbe analmente spiegato cos’è il punk rock, sempre che trovino il tempo tra una riunione di madri indignate per il sesso in tv e un incontro di catechismo per adulti. Ho pensato a delle professoresse, alternative sì ma con moderazione “ché i nostri figli ci guardano”, e ho pensato alle lavagne. Le lavagne come contenitore, come monitor guardato per ore fin dalla tenera età, riempito di testi e simboli sempre più evoluti, le lavagne doppie e pure quadruple dell’università, la lavagna come luogo di punizione, luogo di terrore, vuoto da riempire, nero catturasguardo fissato pur di evitare quello dell’insegnante, lavagna come elemento d’arredo, quadro necessario per definire una classe.
Forse il senso è l’importanza che talvolta assume lo sfondo, il pubblico che ridefinisce la situazione, quello che si scrive su una lavagna e che fa emergere nuovi contenuti… alle medie fui interrogato in matematica e anziché dimostrare il teorema richiesto disegnai un cazzo alla lavagna… tre giorni di sospensione, era l’unico dissenso che sapessi esprimere a quel tempo, quello fallico. Poi dichiarai aperto il periodo rivoluzionario: misi l’orecchino.
Altre lavagne: quelle che compaiono in tanti porni d’ambientazione scolastica. Chi cazzo le scriverà? E soprattutto: sarà corretto tutto quello che viene scritto sull’ardesia? Per fortuna, per una volta qualcuno si è degnato di darmi delle risposte esaurienti.

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