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nazi fashion

12 Marzo 2009

C’è una strofa della poesia Papà di Sylvia Plath che mi ha sempre fatto riflettere: "Non un Dio ma svastica nera / Che nessun cielo ci trapela. / Ogni donna adora un fascista / La scarpa in faccia, il brutale / Cuore di un bruto a te uguale." Sofferenza, una sofferenza che la portò al suicidio ma soprattutto la denuncia di un vincolo difficile da spezzare, il meccanismo patriarcale. Il doppio vincolo che incatena, plasma e riproduce se stesso.

Una sera, mio malgrado, mi sono ritrovato seduto di fronte ad un giovane fascista, sbronzo. Uno di quelli che tenta di convincerti che in fondo destra estrema e sinistra hanno le stesse prospettive, etc… nella sua microcefalica visione mi ha poi sparato una frase illuminante ed intelligente che ho subito appuntato: "In una società omologata essere di destra dà più piacere". Poche frasi condensano così bene tomi e tomi di psicologia sociale. L’edonismo postmoderno, il nuovo desiderio di tranquillità sociale e benessere è il nuovo ordine sociale di cui si fa carico la destra… e i ratti seguono il pifferaio magico.

Le riviste dedicate ai teenager ci spiegano che essere fascista è trendy. Il papà della brufolosa ragazzina invece apre ogni mattina il Giornale e legge che le sue azioni sono al ribasso, che gli immigrati stuprano e che qualche italico eroe si ribella e prende il legno in mano, spacca vetrine, fa le ronde. Tutto come in Germania, poco prima del 1933, nulla più nulla meno. Per la destra lo stupro giustifica la violenza razziale, questi sono gli elementi posti con miopia in rapporto di causa effetto. Invece c’è di mezzo anche Topgirl, già, chi l’avrebbe mai detto, Topgirl! Vedendo le dinamiche sociali con una prospettiva grandangolare di più ampio respiro, occorre partire dallo sdoganamento estetico dei fascisti che riproducono eticamente forme di violenza machista e patriarcale che qualora emerga per opera del rumeno di turno giustifica la repressione violenta a sfondo razziale, ma di fatto riconfermando la prospettiva suprematista dell’ordine del padre di famiglia. Contorto, eppure torniamo a Sylvia Plath. Chi è cresciuto nell’ordine del Padre, torna all’ordine del Padre, lo riafferma o lo ricerca. Agli studenti della Sorbona in rivolta, con la sua attitudine intelletual-aristocratica Lacan disse: "Come rivoluzionari, voi siete dei pazzi che chiedono un nuovo padrone. E lo avrete". E ora i sessantottini sono i moralisti-sceriffi che non sanno opporsi nè alla destra nè alla Chiesa… comandare è meglio che fottere, dicono i siciliani. La repressione genera repressione e quando agisce su persone ignoranti a volte si innesca la miccia della brutalità animale, cioé l’azione cieca volta a colmare i propri desideri. La violenza degli stupratori non è diversa dalla violenza dei fascisti che non è diversa dalla violenza del buon padre di famiglia che usa la verga contro moglie e figli.

Se ne parlava, con FikaSicula, anzi, è grazie a lei che nasce questo post. Mi chiedeva un’opinione sugli stupri. Credo che lo stupro riguardi la sfera del potere, dell’esercizio del potere. Questa è per me la struttura di base, prima ancora di costruzioni psicologistiche che tentino di spiegare le più svariate dinamiche istintuali. Lo stupratore esige un potere sulla sua vittima e il potere, per essere veramente tale, deve essere assoluto. Il potere teatralizzato, normato, pensiamo ad una scenetta di violenza controllata, sadomaso, è fittizio. Nell’sm la vittima mi permette di essere carnefice… rinnovando quel rapporto di interdipendenza esistente tra servo e padrone. Lo stupro invece è un golpe, una presa di potere assoluta, repentina, il campo di battaglia è il corpo sessualizzato di una donna-vagina. Salta ogni norma. Questo è il potere assoluto, divino e unidirezionale nella logica di uno "scambio impossibile". Che cosa succederebbe se la vittima godesse? Lo scambio non sarebbe più impossibile (dunque estorto) e innescherebbe un cortocircuito psichico nello stupratore che lo priverebbe del suo potere univoco e dittatoriale, quello del padre. Pensa che tutte le donne siano puttane vogliose, macchine succhiacazzi, ed è la sua fantasia, se questa fantasia divenisse reale, se davvero trovasse chi si aspetta ne uscirebbe distrutto. La sua violenza si basa su una fantasia, il potere che egli esercita rafforza questa fantasia, la supporta. Attenzione perché non credo che lo stupratore abbia una visione distorta che lo porta ad interpretare un no come un sì, o a vedere ammiccamenti laddove non ne esiste alcuno. Per lo stupratore non esiste una vittima, e quindi non ci può essere se-duzione da parte della vittima. Non c’è vittima nella prospettiva del Padre. Questo l’ha ben spiegato Pasolini in Salò, i carnefici non sanno di essere tali, considerano inumano il proprio oggetto di sfogo sessuale. I nazisti consideravano stucke, pezzi, gli ebrei e le altre categorie di sterminati. La vittima esiste e seduce solo lo sguardo degli osservatori, non di chi esercita la violenza. Il violento non conosce vittime, vede in esse solo il riflesso del proprio desiderio soddisfatto. E’ chiuso in se stesso, autistico. Pro-duce violenza che lo se-duce e lo riporta a se stesso. E’ un narcisista allo specchio, solo che viola la libertà altrui. Alex, il drugo di Arancia Meccanica, nella foto in alto, guarda in camera, che sono gli occhi della vittima, che ci sentiamo di essere noi. In realtà Alex ci guarda negli occhi, guarda se stesso, nel riflesso dei nostri occhi. 

Il fascismo è per natura sexy, più del comunismo. Lo sosteneva Susan Sontag che ne "Il fascino fascista", un ottimo saggio su Leni Riefenstahl e sull’estetica nazi, scrive: "Stivali, cuoio, catene, Croci di Ferro su toraci lucenti, svastiche, sono i più segreti e lucrosi accessori dell’erotismo insieme ai ganci da macellaio e alle motociclette. Nei sexy shops, nei bagni pubblici, nei bar per omosessuali, nei bordelli, la gente sfoggia questi travestimenti". E Michel Foucault, che ben conosceva le dinamiche di potere ed era solito frequentare circoli sadomaso gay, intervistato negli anni ’70 dai Cahiers du Cinéma si chiedeva: "Come è possibile che il nazismo, che era fatto da personaggi miseri, squallidi, puritani, da una sorta di zitelle vittoriane tutt’al più un po’ viziosette, sia divenuto dappertutto, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, nella letteratura pornografica del mondo intero, il punto di riferimento assoluto dell’erotismo? L’immaginario erotico di paccottiglia è posto oggi sotto il segno del nazismo". Credo ci troviamo di nuovo di fronte alla verità si Sylvia Plath, la scarpa in faccia.

Non a caso è sempre stato fiorente il mercato della nazi-sexploitation con Lager SSadis Kastrat Kommandantur (1969) di Sergio Garrone (1976) o film di più modeste pretese come Nazi Love Camp 7 di Lee Frost, Ilsa la belva delle SS (1975) di Don Edmonds fino ad arrivare ai capolavori come La caduta degli dei di Visconti (1969) e  Il portiere di notte di Liliana Cavani (1974). Una delle più belle scene di The Blues Brothers è quella in cui il nazi-attendente, ormai prossimo alla morte dichiara finalmente il suo amore al capo dei nazisti dell’Illinois. Scena memorabile quanto eloquentemente in anticipo di trent’anni sull’identico epilogo di Jorg Haider, il suo aiutante-amante e il suo coming out post mortem. Non è così desueto il legame nazifascisti e omosessualità. O forse è la semplice dimostrazione che anche i gay possono essere umanamente orientati al fascismo come tutti, nonostante la storia, o forse proprio perché la storia lascia poco da insegnare. Al di là delle facili equazioni tra cameratismo e omosessualità maschile, sarebbe interessante prendere in considerazione la vita dei guerrieri nel Giappone feudale, esistono risvolti meno evidenti. "Un bellissimo e destabilizzante doc del 2005" di Rosa von Praunheim (così lo definisce Alias della scorsa settimana), Uomini, eroi e nazi-gay (Manner, Helden, Schwule Nazis), parla proprio degli omosessuali con il debole per le camicie brune e, viceversa, di nazisti gay come Rudolf Hess o il capo delle SA Ernst Rohm (che chiamavano il "nazional-pederasta"). Von Praunheim, copio da Alias, "racconta due o trecose inquietanti sulla cultura della mascolinità impazzita e sul feticismo delle uniformi oggi in Germania attraverso leader neonazi […] o ex ‘perfetti pionieri comunisti DDR’ educati alla germanità dura da Pankow e poi squilibrati dall’inquinamento multiculturale dell’occidene senza palle.". Spezzare le catene reali e inconscie.

Non un Dio ma svastica nera
Che nessun cielo ci trapela.
Ogni donna adora un fascista
La scarpa in faccia, il brutale
Cuore di un bruto a te uguale.

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  1. 20 Marzo 2009 a 14:42 | #1

    A partire da questo, e da tutto il resto, mi serve il tuo interessamento, se non il tuo aiuto, su questo:
    http://si-culo.blogspot.com/…a-lussana-e-il.html

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