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voglio una donna, modello ikea. ovvero: sulla forniphilia

25 Gennaio 2007

table-girlDue grandi strade attraversarono e segnarono la fine degli anni 60, due strade apparentemente inconciliabili: l'incipiente rivoluzione sessuale e il design, ovvero la rivolta sociale contro i costumi pregni di morale borghese e l'espressione assoluta dell'estetica capitalista. Al loro incrocio andò a porsi, come monolitico capitello, l'opera di Allen Jones, scultore britannico, incompreso e osteggiato, soprattutto dal pubblico femminile (e femminista) dell'epoca. Jones prende l'immagine femminile e la reifica, al suo massimo grado. La donna diventa un mobile, nel senso di mobilia, una donna-ikea, diremmo oggi contestualizzandolo. Le sue sculture sono donne-tavolino, donne su cui sedersi, donne porta oggetti. Addirittura l'artista va oltre il concetto di donna intesa come oggetto puramente sessuale e la oggettifica privandola dell'anima. Nella mappatura dei fetish si chiama forniphilia, dall'inglese furniture (mobilia) + philia e rappresenta una ramificazione specifica del bondage su cui non voglio appositamente aprire parentesi che per essere esaustive finirebbero con l'annoiare.
Le opere di Jones ispirarono la scenografia del Korova Milkbar, in Arancia Meccanica; nello psichedelico bar Alex e i suoi drughi si rilassavano in compagnia di un bicchierone di lattepiù stillato dai seni di donne-distributore prima di abbandonarsi ad un po' di sana ultraviolenza. E non è assolutamente un caso che le sculture di Jones si incontrino con le visioni di Kubrick. Il messaggio viaggia sullo stesso binario, l'arte è un doma-sguardo (dompte-regard, Lacan), ti obbliga a guardare – "Tu veux regarder? Eh, bien vois ça"* – e dice: questa è la nostra dimensione di convivenza sociale, quella dell'ultraviolenza quotidiana (che è la stessa che mette in pratica lo Stato), della reificazione della donna (che è la stessa che mette in atto la società tardocapitalista). In questo senso è chiarissima la testimonianza di Marzbow, artista del suono giapponese, in merito al bondage: "Molte persone pensano che il bondage rappresenti la realizzazione dell'ossessione di violenza e stupro sulle donne. La violenza e lo stupro, se consideriamo la polizia, l'esercito, la scuola e altre forme istituzionali di potere, sono attività umane considerate 'normali'. Il bondage invece non è una 'normale' attività. Dev'essere 'anormale' dunque. Il bondage è la parodia e l'anti-forma dell'autorità. La gente non afferra questo punto."**chair girl
Insomma il saggio indica la luna ma lo stolto guarda il dito. Dietro ogni rappresentazione estetica feticistica (la prassi può essere un'altra cosa) si cela un messaggio multiforme che viaggia a stretto contatto con l'immersione nella civiltà del consumo e della tecnica. I feticci sono oggetti in cui il valore di scambio non coincide più con il valore d'uso, e vengono ricoperti di libido e fluidi libidici.
Ad un secondo sguardo non si percepisce più nell'opera di Jones una semplice sottomissione del genere femminile. Le donne di Allen Jones sono assolutamente inermi; sono addirittura inorganiche. Questo passaggio all'inorganico, allo scarto non più degno di essere sacrificato, permette tutto. In epoca nazista, ad esempio, molte donne ebree furono obbligate alla prostituzione nei bordelli destinati alle SS (cliccare su CONTINUA in fondo a questo post per leggere un recente articolo a riguardo). L'iniziale dilemma ideologico nazionalsocialista di come usufruire delle puttane messe a disposizione dovendo però evitare i contatti con razze impure fu presto superato: le donne ebree non erano da considerarsi essere umani bensì oggetti. Stücke, pezzi, scriveranno poi sui carri piombati diretti ai campi di sterminio. E' questo il rischio di una società che non considera alla pari tutti gli esseri viventi, sia essa dominata dal nazionalsocialismo o dal capitalismo liberale. La pornografia, nel suo livello più radicale e comunicativo, può essere anche una modalità per far emergere le contraddizioni nei costumi sessuali; comunque, rappresenta l'emergere di un bubbone purulento sulla faccia pulita del benpensante.
In quest'ottica si possono leggere le parole della femminista Luce Irigaray quando dice che "Ci sarebbero molte altre domande da fare ai pornografi. Senza per questo sollevare la questione se si è 'favorevoli' o 'contrari' alle loro pratiche. Dopo tutto, meglio che la sessualità sottesa al nostro ordine sociale si eserciti apertamente, piuttosto che lo comandi dal luogo delle sue rimozioni. Chissà che, a forza d'esibire senza pudori, la fallocrazia ovunque regnante, non diventi possibile un'altra economia sessuale. La pornografia come 'catarsi' del dominio fallico? Come svelamento della soggezione sessuale delle donne?"***
Rendere quindi manifesta ogni contraddizione, interpretando Irigaray, sempre, se vogliamo accettare il fatto che di contraddizione si tratti. Se la pornografia sia da considerarsi espressione della fallocrazia, del dominio maschile (del patriarcato, si diceva), la si mostri, proprio per sottolineare sotto ogni aspetto, anche quello esplicito, il modello opressivo imperante. Se invece, in alternativa, la pornografia è vista come espressione di libertà e motore di liberazione, allora ci sarebbe un motivo ulteriore per liberare la visione dai ceppi della morale theocon.
Il divieto, il rimosso che insiste per tornare a manifestarsi, è l'unico elemento di devianza, e sta sempre dalla parte del potere (anche quando è donna).

* J. Lacan, Il seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Einaudi, Torino, 1979, p.103 

** citato in phinweb.blogspot.com

*** L. Irigaray, Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano, 1978, p.168

       

–> approfondimento Allen Jones

–> house of gord

–> forniphilia.info 

–> video forniphilia 

BORDELLI NEI LAGER – UNA MOSTRA SHOCK NEL CAMPO DI RAVENSBRUECK
SQUARCIA L’ULTIMO VELO SULL’ORRORE NAZISTA: PROSTITUZIONE COATTA PER LE DONNE.
ANCHE EBREE, AGLI UOMINI EBREI NON ERA CONCESSO ENTRARVI

Walter Rauhe per “Il Messaggero”

L'idea è venuta per prima allo spietato capo delle SS Heinrich Himmler. Istituire all'interno dei campi di lavoro e di concentramento nazisti dei veri e propri bordelli per aumentare la motivazione dei lavoratori coatti e premiare i prigionieri più diligenti e laboriosi. A prestare il loro servizio all'interno di queste “baracche speciali” erano a loro volta prigioniere reclutate nel campo di concentramento femminile di Ravensbrueck, dove dal 1939 al 1945 sono state detenute fino a centotrentamila donne provenienti da più di quaranta Paesi.

A documentare questo pressoché sconosciuto capitolo della storia del “Terzo Reich” è ora un'esposizione allestita all'interno del museo di Ravensbrueck e curata dall'Università delle Arti di Berlino. «Non c'è altro tema nella storia dei campi di concentramento nazisti che sia stato così rimosso e reso tabù nel dopoguerra, come quello della prostituzione coatta», spiega la direttrice del museo di Ravensbrueck Insa Eschenbach.

Un tema sul quale fino a poco tempo fa non esistevano nemmeno ricerche storiografiche serie e documenti certi, tanto diffusi erano i pregiudizi dei ricercatori e la vergogna e il senso di colpa delle centinaia di vittime di questi bordelli. La mostra presenta così per la prima volta il progetto dettagliato messo a punto di Heinrich Himmler e contenuto in una sua lettera inviata al dipartimento economico delle Waffen-SS.

A partire dal 1942 Himmler propone e ordina l'allestimento di apposite case chiuse in dieci campi di concentramento all'interno dei quali i nazisti reclutavano i lavoratori coatti per le loro fabbriche belliche. Un dettagliato sistema di premi a punti, che ogni detenuto otteneva in base al lavoro effettuato, permetteva una “visita straordinaria” al bordello del campo nel quale le donne di Ravensbrück erano costrette a “lavorare” in condizioni di assoluta schiavitù. Inoltre, la dottrina razziale e antisemita del Terzo Reich non ha fatto eccezioni nemmeno per i bordelli dei campi, nei quali l'ingresso era vietato ai detenuti maschi ebrei, mentre le donne costrette a prostituirvi potevano tranquillamente essere ebree. Un cinismo difficile da eguagliare e tenuto nascosto per molti decenni.

15 gennaio 2007

  1. 25 Gennaio 2007 a 13:00 | #1

    >>Rendere quindi manifesta ogni contraddizione, interpretando Irigaray, sempre, se vogliamo accettare il fatto che di contraddizione si tratti.

    Ci sta. Ma non basta.

    >>Se la pornografia sia da considerarsi espressione della fallocrazia, del dominio maschile (del patriarcato, si diceva), la si mostri, proprio per sottolineare sotto ogni aspetto, anche quello esplicito, il modello opressivo imperante.

    Ecco il punto: la pornografia non solo è già mostrata, ma è il mercato dell’intrattenimento che fa girare più soldi. Non esiste censura sulla pornografia (hai problemi/difficoltà a procurarti materiale – esplicitamente – pornografico?), viceversa è l’informazione “normale” che per essere venduta diventa pornografica. Il problema non è il vero o presunto fallocentrismo, ma la pornodemocrazia in sé, che sfrutta la dipendenza da pornografia per imporre con più forza quei controvalori addomesticanti che tu chiami “modello oppressivo imperante”.
    La pornografia non è – nel modo più assoluto – imbavagliata: ad esserlo è ben altro, ovvero tutto ciò che non può essere capitalizzato.
    Questo per dirti che la pornografia mostrata, ovvero come già è nella realtà, non disvela nulla. Al limite nasconde.

    >>Se invece, in alternativa, la pornografia è vista come espressione di libertà e motore di liberazione, allora ci sarebbe un motivo ulteriore per liberare la visione dai ceppi della morale theocon.

    “Espressione di libertà e motore di liberazione” non è un mercato, nella mia forse obsoleta concezione di libertà. Come ho detto sopra, la pornografia rende più stretti i ceppi di quella che chiami “morale theocon” e olia il meccanismo di deresponsabilizzazione delle masse.

    >>Il divieto, il rimosso che insiste per tornare a manifestarsi, è l’unico elemento di devianza, e sta sempre dalla parte del potere (anche quando è donna).

    Questo divieto di cui parli può valere per la “sessualità”, non per la pornografia, e non solo in occidente.

    saluti

  2. 25 Gennaio 2007 a 13:37 | #2

    Quello che dici è corretto ma – non so se per mio limite o perchè avverto qualche stortura – mi pare che molti potrebbero essere gli argomenti da cavalcare per combattere la battaglia della libertà di espressione (sacrosanta) e quella del disvelamento delle contraddizioni (rimosse le quali si esercita la devianza – d’accordo).
    Primo tra tutti quello delle ideologie neo-fasciste (il libero esercizio democratico, la libertà di parola e di pensiero: su questo si basano molte distorsioni della loro attuale comunicazione).
    Seguendo il parametro usato nel tuo ragionamento (nel quale ti servi di una citazione della Irigaray, se mi permetti solo un po’ decontestualizzata) allora sarebbe perfetto se loro continuassero a fare libero esercizio di diffusione delle loro idee in una modalità che gli permette di diventare il massimo esempio delle attuali contraddizioni sociali.
    Se questo ragionamento lo facciamo da semplici osservatori, intelletti prestati alla socio-psicologia, allora certo, sono d’accordo. E’ tutto molto affascinante.
    Ma in termini pratici e con una responsabilità dell’agire anche attraverso la comunicazione di nuove culture che va un po’ al di la’ della battaglia in difesa della libertà d’espressione, quello che colgo è il rischio della ideologizzazione di un percorso che pare fatto apposta per aprire varchi, nuovi spazi ad una pratica – la pornografia fallocratica, espressione di segno e segni patriarcali – che di spazi ne ha già moltissimi.
    Perchè cristallizzarsi in difesa di qualcosa: solo per opposizione ad un divieto? Perchè il divieto svela forme di morbosità più pericolose? Certo.
    Ma nel frattempo riusciamo anche a produrre qualcosa che faccia da contraltare? Riusciamo ad utilizzare la libertà d’espressione per far passare questioni che agiscano quelle stesse contraddizioni piuttosto che semplicemente gustarsi il fatto di averle rilevate e fatte emergere?
    La battaglia della libertà di espressione associata alla pornografia arriva dagli anni ’60. Da noi qualche tempo dopo. E’ troppo presto per fare qualcos’altro? Lo stiamo già facendo?
    Ciao

  3. qq7
    25 Gennaio 2007 a 13:52 | #3

    Caro fastidio
    interessante la parentesi sul rapporto tra nazisti e donne ebree, anche perchè ironicamente ricorda proprio il medesimo comportamento che un ebreo ortodosso dovrebbe tenere nei confronti delle donne “gentili”.

    Traggo le informazioni da Israel Shahak “Storia ebraica e giudaismo – Il peso di tre millenni” (Centro Librario Sodalitium) seconda ristampa 2000.

    a pag. 177 e segg. Shahak dice:
    “Se una donna ebrea sposata ha rapporti sessuali con un uomo che non è suo marito, siamo di fronte ad un reato capitale di cui tutti e due sono responsabili…
    … (D)iversa è la condizione delle donne gentili, visto che l’Halakhlah parte dalla premessa che tutti i gentili sono promiscui…
    … (N)on fa differenza se una donna gentile è sposata o no, visto che per gli ebrei il concetto stesso di matrimonio non si applica ai gentili… (P)ertanto, il concetto di adulterio non si applica nemmeno ai rapporti sessuali di un ebreo con una donna gentile e il Talmud (Trattato da Berakhot, pag. 78A) li assimila al peccato di beestialità. Per le stesse ragioni, si ritiene che tra i gentili, la paternità sia sempre incerta.
    Secondo la Talmudic Encyclopedia (voce Eshet Ish, la donna sposata):
    etc etc…

    Shahak non può certamente essere accusato di antisemitismo visto che è un ebreo polacco, deportato a Belsen e residente in Israele da oltre quarantanni.

    A chi interessa il libro citato si può acquistare qui

  4. qq7
    25 Gennaio 2007 a 14:29 | #4

    ERRATA CORRIGE DEL POST PRECEDENTE

    DOPO Secondo la Talmudic Encyclopedia (voce Eshet Ish, la donna sposata):

    LEGGI
    Secondo la Talmudic Encyclopedia (voce Eshet Ish, la donna sposata):

    SEGUE:
    Shahak non può certamente essere accusato di antisemitismo visto che è un ebreo polacco, deportato a Belsen e residente in Israele da oltre quarantanni.

    Sorry, non so come mai è scappato sto paragrafo…

  5. qq7
    25 Gennaio 2007 a 14:35 | #5

    caro fastidio
    nel mio post precedente manca un pezzo… non so come mai, prima di etc etc c’era un altro paragrafo che è scomparso

  6. fastidio
    25 Gennaio 2007 a 14:38 | #6

    qq7 –> e’ vero quanto affermi su ortodossia ebraica, i gentili etc… ci tengo qui a sottolineare che Sodalitium fa parte della schiera di case editrici tradizionaliste cattoliche e nazi-affini, si guardino le loro pubblicazioni in proposito. Non metto in dubbio quanto citi bensì le fonti e il loro fine

    Fikasikula –> non si tratta di cristallizarsi in difesa di qualcosa (tipo libertà d’espressione), si tratta di battersi contro l’ipocrisia imperante. Infatti la fasciodemocrazia di cui siamo sudditi ci permette tutto. Ce lo concede, anzi. Ogni spazio… è l’uomo ad una dimensione, no? Ma è davvero libertà? Al femminismo stesso è concesso uno spazio e è stato assorbito in molte stanze del potere e tollerato, forse mi dirai “non è femminismo quello”. Ma ti risponderei che negli anni ’70 c’erano anche femministe che sostenevano che la stessa rivoluzione sessuale è stata un modo per incamerare la donna in schemi libertini maschili… verso una libertà di essere come un uomo in tutto e per tutto. Parliamo di pratiche radicali invece, che sono ancora quello che stupiscono. Perchè stupiscono?

    notears –> forse non mi sono ben spiegato sui riferimenti. la pornografia televisiva e da edicola è il mainstream, quella è mercato. ma c’è qualcos’altro in giro. è vero che su internet si trova tutto. Perchè di nascosto però? e perchè lo cerchiamo (certo, per chi lo cerca)?

  7. orafiore
    25 Gennaio 2007 a 14:42 | #7

    interessante la tua analisi
    mi trovo molto d’accordo con il commento di FikaSicula e sulle ultime domande che pone.
    quello su cui invece ho qualcosa da dire e’ sul libro consigliato da qq7 che si puo’ anche acquistare sul sito di forza nuova.. o direttamente presso l’ istituto mater boni consilii…
    giusto per dire che cosa puo’ essere

  8. qq7
    25 Gennaio 2007 a 15:03 | #8

    cari orafiore e fastidio,
    so bene che il libro da me citato può essere acquistato sui siti di destra e la casa editrice ha in catalogo opere tradizionaliste cattoliche e nazi-affini, però questo non cambia la sostanza della citazione (anche del pezzo che manca) nè tantomeno le fonti (Bibbia e Enciclopedia Talmudica non credo proprio che siano appannaggio solo di fascisti, nazisti o antisemiti… ci si trova un po’ di tutto per tutti… come nella pornografia…).

    Comunque la mia segnalazione non intendeva assolutamente giustificare l’atteggiamento dei nazisti (nè tantomeno quello degli ebrei ortodossi).

    Vedere l’articolo sui nazisti mi ha fatto accendere una lampadina su certe consonanze tra alcune usanze/credenze ebraiche e certe usanze/credenze naziste, che peraltro ho verificato con mano (non quella sull’adulterio o sui rapporti sessuali tra ebrei e gentili… ;-)) avendo vissuto per molto tempo in terra di Palestina.

    Non è colpa mia se nella religione ebraica, così come in quella cattolica, ci sono estremismi che avvicinano le rispettive ortodossie a ideologie totalitarie che permettono quello che accadeva nei campi di sterminio e quello che accade nello stato di Israele (anche se spesso sottaciuto per tema di essere accusati di antisemitismo/nazismo/fascismo).

    A chiusura di questo commento che non vuole assolutamente innescare alcun flame, vorrei anche ricordare che l’editore della versione originale del libro di Shahak è PLUTO PRESS che sicuramente non può essere considerata una casa editrice nazi-affine.

    Ho suggerito l’edizione italiana solo per comodità del lettore italiano (io la prima volta ho letto il libro in lingua inglese).

    saluti libertari

  9. fastidio
    25 Gennaio 2007 a 15:14 | #9

    ripeto: non metto in dubbio la bontà della citazione e il rapporto che un ebreo ortodosso dovrebbe intrattenere con i gentili.. .che va oltre il sesso; non può nemmeno ammetterlo alla propria mensa. Ma questo sottolinea solo il marciume di tutti le religioni, soprattutto le monoteiste.
    volevo sottolineare solo la natura di Sodalitium.
    E rimane che Shahak viene utilizzato anche dai negazionisti.

  10. 25 Gennaio 2007 a 15:32 | #10

    – “non si tratta di cristallizarsi in difesa di qualcosa (tipo libertà d’espressione), si tratta di battersi contro l’ipocrisia imperante. Infatti la fasciodemocrazia di cui siamo sudditi ci permette tutto. Ce lo concede, anzi. Ogni spazio… è l’uomo ad una dimensione, no? Ma è davvero libertà?” –

    Su questo come ti dicevo siamo d’accordo. Ma ho il dubbio che non possa essere l’unica parte del discorso perchè, appunto, lascia spazio ad un mare di altre cose, contraddizioni e ipocrisie anche quelle, rispetto alle quali però si esercita anche una azione politica (così come avviene ad esempio per contrastare la cultura fascista). Non dico che non si combatta il sessismo o che ci siano omissioni sugli abusi culturali in fatto di sessualità. Dico che mi pare che non possa essere tutto qui. L’ipocrisia è un dato, e poi? Quando tutti abbiamo capito dove stanno le contraddizioni dove si distingue il nostro agire?
    Nel tuo sito parli di Porn Liberation Front. Io non ho ragione per obiettare, anzi. Quello che inserisco a contributo è che quando si fa un fronte di liberazione di qualcosa c’e’ il rischio che alcune istanze diventino invisibili. Per quello che so una parte importantissima che rappresenta un cambiamento di rotta in questo senso è dato dalla cultura non eterosessuale. Forse in quel caso la pornografia diventa anche l’arma attraverso la quale seppellire clichè maschili e fallocratici. Ma poi?

    -“Al femminismo stesso è concesso uno spazio e è stato assorbito in molte stanze del potere e tollerato, forse mi dirai “non è femminismo quello”.”

    Beh, ti direi che quella è un’altra contraddizione. Di quelle che rileviamo e che spesso agiamo. Comunque più che tollerato io direi che è stato reso o si è reso funzionale al patriarcato, al mercato, al potere. Oppure semplicemente ci sono altre donne – che certo esistono, eccome – che vedono l’emancipazione femminile come momento alto di esercizio del potere (tipo patente che ti permette di sedere – finally – allo stesso tavolo della gente che conta).

    -“Ma ti risponderei che negli anni ’70 c’erano anche femministe che sostenevano che la stessa rivoluzione sessuale è stata un modo per incamerare la donna in schemi libertini maschili… verso una libertà di essere come un uomo in tutto e per tutto.”

    Lo dicono tutt’ora quando non ammettono che le donne vogliono fare le guerriere, le soldatesse perchè le donne pure sanno e vogliono fare le guerre senza per forza emulare i maschi. E’ una logica che ha negato a tutte noi la possibilità di essere quello che siamo (un po’ come nella sinistra si censurano le critiche interne perchè fuori la destra altrimenti vince) perchè altrimenti l’uomo avrebbe avuto più argomenti per attaccarci. Altre contraddizioni, si.

    – “Parliamo di pratiche radicali invece, che sono ancora quello che stupiscono. Perchè stupiscono?”

    😉 Personalmente non sono stupita. A volte divertita. Spesso interessata e curiosa ma non stupita. Proprio per le cose che anche tu dici io sottolineo il fatto che nelle radicalità (il femminismo anche quello oppositivo e censorio lo era) spesso si celano forme di autoconservazione molto complesse ma che tuttavia penso valga la pena svelare. Accertato che non siamo stupite, che ci piace moltissimo la provocazione come mezzo di scardinamento di certe culture ipocrite, ebbene (ed è questa la domanda che faccio e mi faccio): che si fa per dare spazio alla ricerca della sessualità femminile? (per esempio)che si fa per opporsi (con delle proposte alternative culturali e non con la censura) ai messaggi impliciti nella pornografia maschia autoritaria patriarcale?
    Agiamo sulle forme di condizionamento? O sulle intrusioni fascistoidi-pedagogiche nelle abitudini e nei desideri privati? Da una parte il desiderio, la battaglia contro i moralismi, quelle forme subdole di intrusione. E dall’altra?
    Comunque grazie per gli argomenti, sempre tanti e ben documentati, che offri alla riflessione 🙂
    Ti seguo con piacere.

  11. fastidio
    25 Gennaio 2007 a 17:49 | #11

    qq7 –> “Sorry, non so come mai è scappato sto paragrafo…”

    mi sa che c’è un piccolo bug nell’antispam, se guardi il sorgente della pagina c’è tutta la tua citazione, forse perchè era preceduta da una parentesi usata nei tag.
    Comunque riporto qui in chiaro quanto scritto da qq7:

    ERRATA CORRIGE DEL POST PRECEDENTE

    DOPO Secondo la Talmudic Encyclopedia (voce Eshet Ish, la donna sposata):

    LEGGI
    Secondo la Talmudic Encyclopedia (voce Eshet Ish, la donna sposata): colui ha carnali passibile pena di morte sta scritto amico o del tuo prossimo (esodo 20:17 invece de moglie dello straniero precetto questa delle mie ossa della mia carne . ella sar chiamata (ishah tratta dall uomo (ish (genesi 2:23-24 rivolto in realt riguarda perch per infedeli esiste matrimonio quindi sebbene con una sposata proibiti ai sono esentati tale divieto ci non vuol dire i rapporti sessuali tra gli ebrei e le donne gentili siano permessi proprio vero il contrario ma chi viene punito la donna gentile che dev’essere giustiziata anche se è stata violentata da un ebreo

    SEGUE:
    Shahak non può certamente essere accusato di antisemitismo visto che è un ebreo polacco, deportato a Belsen e residente in Israele da oltre quarantanni.

    Sorry, non so come mai è scappato sto paragrafo…

  12. 26 Gennaio 2007 a 13:13 | #12

    >>la pornografia televisiva e da edicola è il mainstream, quella è mercato.

    ah! magari 🙂 come se la maria fosse il mercato e il kobret l’elite.

    >>Perchè di nascosto però?

    di nascosto a chi? a noi?

    >>e perchè lo cerchiamo (certo, per chi lo cerca)?

    perchè ne siamo già dipendenti. altro che critica 😉

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