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la volontà di sapere è poliglotta

12 Dicembre 2006

Con il Concilio Lateranense IV, convocato nel 1213, la pratica della confessione diventa un obbligo per tutti i fedeli cattolici. Alle pratiche confessorie vengono affiancate le tecnologie della volontà di sapere: i confessionali

Orvieto, confessionale del Duomo, globalizzazione della confessione

"La confessione della verità si è iscritta nel seno delle procedure d'individualizzazione da parte del potere.
In ogni caso, accanto ai rituali della prova, accanto alle cauzioni date dall'autorità della tradizione, accanto alle testimonianze, ma anche ai procedimenti dotti di osservazione e di dimostrazione, la confessione è diventata, in Occidente, una delle tecniche più altamente valorizzate per produrre la verità. Siamo diventati, a partire da quel momento, una società particolarmente confessante. La confessione ha propagato lontano i suoi effetti: nella giustizia, nella medicina, nella pedagogia, nei rapporti familiari, nelle relazioni amorose, nella realtà più quotidiana e nei riti più solenni; si confessano i propri crimini, si confessano i peccati, si confessano i pensieri ed i desideri, si confessa il proprio passato ed i propri sogni, si confessa l'infanzia; si confessano le proprie malattie e miserie; ci si sforza di dire con la massima precisione quel che è più difficile dire; ci si confessa in pubblico ed in privato, ai genitori, agli educatori, al medico, a coloro che amiamo; facciamo a noi stessi, nel piacere e nella pena, confessioni impossibili ad ogni altro, e di cui facciamo dei libri. Si confessa – o si è obbligati a confessare. Quando non è spontanea o imposta da qualche imperativo interno, la confessione è estorta; la si stana nell'anima e la si strappa al corpo. Dal Medio Evo la tortura l'accompagna come un'ombra e l'incoraggia quando cerca di sfuggire: tetri gemelli. Come la tenerezza più disarmata, così i poteri più sanguinari ne hanno bisogno. L'uomo, in Occidente, è diventato una bestia da confessione. […]
L'obbligo della confessione ci è ora rinviato a partire da tanti punti diversi, è ormai così profondamente incorporato in noi che non lo percepiamo più come l'effetto di un potere che ci costringe"
M. Foucault, La Volontà di Sapere, Feltrinelli, Milano, 2001, pp. 54-55

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